Falanghina: un vitigno riscoperto
Il vitigno Falanghina deriva dagli antichi ceppi-balcanici e l’etimologia del suo nome si pensa provenga dal termine «falanga», palo, utilizzato per appoggiare ceppi di vite. La coltivazione del vitigno Falanghina è stata pressoché abbandonata durante i secoli; quando si è poi capito che questo non veniva attaccato dalla fillossera, una malattia che colpisce la pianta di vite, è stato rivalutato e riscoperto nel corso del tempo.
Le zone a maggiore vocazione sono il Sannio Beneventano i Campi Flegrei e la zona del Casertano.
Il vitigno Falanghina rappresenta il vitigno base di molti vini di pregio della regione Campania ed è utilizzato anche per la produzione di vini spumanti a denominazione di origine controllata. Il nostro Chantosa è, infatti, uno Spumante, metodo classico, Irpinia Falanghina Doc essendo composto all’85% da uve Falanghina e al 15% da Greco di Tufo.
Inoltre, la Falanghina si esprime in maniera pregevole anche attraverso la versione passito dolce.
La Falanghina e la sua diffusione
La riscoperta della Falanghina e la sua successiva diffusione in provincia di Benevento è iniziata negli anni ‘70 nella zona di Sant’Agata dei Goti. Una delle migliori qualità di questa uva è che, qualunque sia la zona dove viene coltivata, il vino che ne deriva conserva intatte le sue caratteristiche organolettiche.
La Falanghina in Campania rappresenta oggi il più diffuso vitigno a bacca bianca presente in quasi tutte le dop e igp della regione.
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