Produrre nuove viti:
la tecnica per talea e l’innesto della vite
Il freddo è senza dubbio uno dei più grandi nemici della vite, ma ancor di più lo è la fillossera, un insetto parassita dell’apparato radicale della vite, che negli anni ha distrutto l’85% del patrimonio viticolo europeo. Solo nei primi del ‘900, con l’innesto delle viti europee su apparati radicali di origine americana resistenti alla fillossera, è stato possibile ricostituire il vigneto del vecchio continente, anche se purtroppo numerosi vitigni non sono più stati recuperati.
Produrre nuove viti e mantenere il vigneto
Anche Crypta Castagnara cantine, per produrre i suoi vini irpini – che puoi acquistare nel nostro negozio del vino online – è sempre alla ricerca di tecniche innovative per mantenere sempre vivi i vigneti di Grottolella. Occorre prima di tutto fare una premessa e studiare come si comporta la pianta della vite. Si tratta di una pianta rampicante, con radici estese che consentono alla vite di fissarsi al terreno e ricavarne tutto il necessario per la crescita e la fruttificazione. Lunghi periodi di siccità costringono la pianta della vite a cercare acqua e sostanze nutritive più in profondità. Le sue radici in questo caso scavano addirittura fino a 5-6 metri di profondità. Per riprodurre nuove viti, le tecniche utilizzate sono quelle per talea e per innesto.
Riprodurre la vite: la tecnica per talea
Prima di parlare della tecnica per talea è bene precisare che questo metodo trova un grande limite nella scarsa resistenza alla fillossera, per cui la più diffusa è la tecnica dell’innesto.
Per talea si intende un pezzo di tralcio di un anno dotato di almeno due gemme che piantato verticalmente nel terreno, emette le radici dalla parte inferiore e un germoglio che darà la barbatella da quella superiore. L’innesto è dato invece dall’unione di due pezzi di tralcio, di cui uno dotato almeno di una gemma. Le giovani viti sono per lo più costituite da una varietà di Vite europea innestata su piede (portainnesto) di origine americana o su ibridi euro-americani, comunque resistenti alla fillossera.
La tecnica per l’innesto della vite
L’innesto della vite è una tecnica atta a creare dei nuovi esemplari utilizzando un portainnesto e un nesto. Il portainnesto è la parte basale dove si dispone il nesto per dar vita a un nuovo esemplare. Questa tecnica è in grado di originare una pianta con le stesse caratteristiche genetiche di quella innestata. Questa tecnica è molto importante perché è in grado di migliorarne la varietà preservandola da dannose epidemie. Sono prevalentemente due le tecniche di innesto più diffuse.
Innesto a doppio spacco inglese
Nelle regioni centro-settentrionali si effettua l’innesto a doppio spacco inglese o ad omega, realizzato al tavolo, per preparare una barbatella che effettuerà un anno di radicazione in vivaio, per sviluppare le piccole radici, con varietà e portainnesto. L’innesto a doppio spacco è una tecnica nata in viticoltura e poi diffusa anche in altri ambiti come la frutticoltura. La legatura effettuata, nel caso dell’innesto a doppio spacco inglese, va sostituita almeno una volta a settimana, fino a quando non è avvenuta la saldatura. L’innesto a doppio spacco inglese consente l’unione precisa dei tessuti dei due tralci.
Innesto ALLA MAIORCHINA
Nelle regioni meridionali e nelle isole, invece, il più applicato è l’innesto alla maiorchina, realizzato in gennaio-febbraio direttamente nel vigneto, su un portainnesto piantato nel mese di settembre dell’anno precedente. L’innesto alla maiorchina viene usato nei periodi in cui la corteccia non si stacca dal legno e richiede: prelievo di una lingua di corteccia, che verrà sostituita con una analoga portante una gemma; incisione verso il basso sotto la gemma da prelevare della lunghezza di circa 2-3 cm; taglio al di sopra della gemma fino ad incontrare quello precedente; inserimento della linguetta sul portainnesto e legatura con successiva copertura del punto d’innesto con mastice; taglio del soggetto al di sopra del punto d’innesto ad attecchimento avvenuto.