Sorseggiando un bicchiere di Cretazzo
l’immaginario mi porta su quel dolce pendio
ricoperto di terra forte, sapientemente faticata dal canuto contadino.
Luogo in cui di buon mattino, guardando ad oriente,
vedi la palla di fuoco elevarsi dalla fitta vegetazione
e, quando è alta in cielo, dopo mezzo dì,
ti prende la voglia di sederti sul legno della pergola antica.
Dopo aver favorito un gustoso spuntino,
all’ombra dei tralci dell’aglianichello in fiore,
inebriandoti del suo profumo simile al gelsomino,
soddisfatto ti lasci andare ad un pacato pisolino.
Di generazione in generazione
Le origini del rapporto tra la nostra famiglia – la famiglia Spiniello – la coltivazione delle uve e la produzione del vino si perdono nella notte dei tempi: fu “il padre del padre del padre”, per primo, ad innestare la prima barbatella di Aglianico nello storico vigneto di Carrara e a vinificare la prima annata del “Cretazzo”.
Da allora, si può dire che ognuno di noi, dal più grande al più piccino, almeno una volta, anche solo per un giorno, ha preso parte alle diverse, e affascinanti, fasi del processo di trasformazione delle uve in vino.
È stato, però, con Sergio che a partire dalla seconda metà degli anni ’90 si è razionalizzato quello che la nostra famiglia fa da sempre: il vino. Nel 1997, infatti, c’è stata la prima vinificazione istituzionalizzata nel marchio “Cin cin s.r.l.” – successivamente acquisito dall’Azienda agricola Spiniello Sergio e tramutato nell’attuale Crypta Castagnara cantine – e nel 1998 la prima commercializzazione.
Da quel momento, gli iniziali 3 ettari di vigneti si sono trasformati in 15 e il numero di etichette – dapprincipio contemplanti soltanto l’Aglianico e il Fiano – è salito ad 8. Taurasi docg; Fiano di Avellino docg; Greco di Tufo docg; Falì – Irpinia Falanghina doc; Cretazzo – Irpinia Aglianico doc; Cretazzone – Campania Aglianico igt; Cretarosa Briosa – Spumante rosato metodo Martinotti-Charmat; Chantosa – Irpinia Falanghina Spumante metodo classico.
Oggi, alla guida della Cantina, insieme a Sergio c’è Chiara. Padre e figlia, in un abbraccio (e qualche “spallata”), portano avanti con orgoglio e senso di responsabilità la tradizione di vignaioli che contraddistingue la nostra famiglia, con un piede nel passato delle forti tradizioni tramandate e lo sguardo dritto e aperto verso un futuro di innovazione e perfezionamento.
Un nome complesso dai significati profondi
Il marchio che abbiamo scelto per la nostra Cantina non è forse dei più semplici da ricordare, ma racchiude una serie di significativi evocativi del nostro territorio e, dunque, delle nostre origini.
Crypta, ossia Grotta, richiama la radice etimologica di Grottolella, Paese eretto su colline sotto le quali sono situate diverse cavità; Castagnara, rimanda allo stemma del borgo in cui è impresso un castagno radicato nel terreno, simbolo di un territorio anticamente ricco di castagneti.
Infine, il cardo rappresentato nel logo fa riferimento al soprannome attribuito alla nostra famiglia: “i Cardone”. Storie mitiche si narrano circa le origini di questo nomignolo. Sembrerebbe che all’inizio del secolo scorso, il Vicario della Curia di Benevento trovandosi a dibattere animatamente col trisavolo Domenico Spiniello, sul finale del confronto, gli abbia detto: “il tuo cognome è Spiniello, ma tu pungi più di un cardo!”.
Chi ci circonda giura che questa caratteristica – l’avere un carattere pungente – si sia tramandata, restando inalterata, nel nostro DNA!
L'evoluzione delle etichette
“Cretazzo”, Irpinia Agliano doc – Fiano di Avellino docg
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